lunedì 28 ottobre 2013

Inefficiente e impresentabile!

Stasera sono rimasta fino alle sette all'università ad aspettare una lezione che non c'era. Poi mi sono resa conto che l'avevano anche scritto, nell'orario, "Ingen undervisning", ma io non sono una di quelle che leggono l'orario. Essere organizzati mi sembra poco hippy. Oppure sono solo un po' rimbambita, dipende un po' da come la si vuole vedere.
Fatto sta che alle sette sono uscita dall'università e diluviava. Avevo una borsa di tela con dentro i libri, un'altra borsa con dentro il computer e NON avevo l'ombrello. Ovvio, la giacca senza cappuccio e le scarpe di tela. Nemmeno a farlo apposta si può ottenere una tale combinazione di accessori INadatti alla pioggia.
C'è un quarto d'ora di strada a piedi dall'università fino a casa. Ho preso i libri, li ho infilati sotto al cappotto e mi sono avviata sotto al diluvio universale prendendola anche (circa, abbastanza, più o meno) con filosofia. Quando ho messo piede in camera gocciolavo io, gocciolavano i miei vestiti e le mie borse.

Mi sono spogliata, asciugata e cambiata. Ho indossato questo pigiama di pile tremendo, a quadrettini azzurro slavato, con qualche buco qua e là e ho cominciato a vegetare di fronte al computer. Vegetare forse non è la parola giusta visto che in realtà mi sentivo molto multitasking: controllavo l'e-mail mentre aprivo Facebook mentre parlavo in Skype e cercavo di scrivere uno di quegli assignment che proprio non si vogliono scrivere. "Eh, grazie tante che non si vuole scrivere!" direte voi. Oh, c'avete ragione! 
Comunque, ad un certo punto mi è venuta fame, proprio fame, fame famissima. Ho fatto un riepilogo mentale di quel che avevo in dispensa e ho deciso di andare in cucina per friggere i cinque bastoncini Findus che soffrivano di solitudine nel mio freezer. 
Ho avuto un attimo di esitazione riguardo al mio look (l'orribile pigiama di pile troppo corto), però poi ho ripensato alla fauna che popola il piano dello studentato in cui vivo e mi son detta chissene! Ho preso e sono andata a cucinare, con le ciabatte fuxia dell'Ikea anche!

Stavo lì a friggere i bastoncini, bruttissima e molto in pace con me stessa quando si apre la porta della cucina ed entra questo pezzo di svedese, una specie di Raul Bova nordico. Mi guarda, si presenta e mi dice di essersi appena trasferito qui. Ah..
Tatatatàà! Io lo guardo, getto uno sguardo alle mie caviglie scoperte, calcolo in tempo zero come potrei trasformare il mio pigiama in un qualcosa di guardabile, sempre in tempo zero realizzo che non c'è nulla da fare e gli dico "Ciao, io mi chiamo Nicoletta, sono italiana e di solito mi vesto".
Porcaccia la miseriaccia,  me ne sono tornata in camera con la coda tra i pantaloni a quadretti e i miei cinque bastoncini Findus nel piatto. 

Ora, un paio di appunti sulla faccenda:
1- i bastoncini in realtà non erano Findus perché di certo costano troppo.
2- nonostante la mia vita sentimentale proceda serena, essere beccate da uno sconosciuto conciate così fa proprio brutto.
3- (nota per le single) ebbene sì! Un tizio che rassomiglia ad un adone lo potete trovare anche nella vostra cucina quando meno ve lo aspettate. L'avreste mai detto?? 
4- Quando fuori fa freddo ed è nuvoloso portatevi un ombrello! Non fate come me, lavarsi del tutto sotto la pioggia gelida è una schifezza!


mercoledì 23 ottobre 2013

From Sweden with love :)

Iniziare è sempre la parte più difficile.
Nel senso che io, prima di iniziare qualsiasi cosa, ci metto un'eternità a decidermi o a convincermi. Poi quando salto allora il grosso è fatto.
Non parlo mica di grandi cose eh, è così proprio con tutto. Quando ho scritto la tesi mi ci sono voluti quattro mesi, tre dei quali li ho passati a fissare il muro. Quando ho deciso di cucinare i muffin, un paio di settimane fa, ci ho messo quasi dieci giorni a comprare tutti gli ingredienti perché non ero sicura di volermi fare il mazzo (sai che gran mazzo poi..) a cucinare qualcosa che, dopotutto, avrei potuto comprare già pronto.
Poi ho visto il prezzo dei muffin e ho cambiato idea. Li ho fatti, tre volte in due giorni.
Questo per dire che l'idea di scrivere un blog è in cantiere da un bel po'. Però non ne ero sicura, o meglio, ero dubbiosa riguardo ad alcune questioni. Per esempio, ha senso accodarsi alla schiera di gente che scrive aria fritta nel web? Ho qualcosa da dire? C'è qualcosa della mia vita che può interessare qualcun altro? 

Insomma, mi sono fatta mille domande e la risposta non era mai abbastanza soddisfacente da permettermi di sedermi qui e scrivere un po' quel che mi passava per la testa. Il fatto è che scrivere è un po' come dire "ok, guardatemi!" e mica si può aspettarsi solo di piacere. Magari qualcuno ti urla indietro "oh ma sei sfigata!", e te che fai se poi non lo sai accettare?
Non importa, il succo è questo: scrivo perché voglio raccontarvi che succede quassù. 
Per chi non lo sapesse (ma soprattutto per chi già lo sa) un paio di mesi fa ho fatto armi e bagagli e me ne sono scappata qui in Svezia, a Stoccolma. Ci resterò per un paio d'anni, forse, o magari per una vita intera. 
Io sono contenta, le giornate sono piene e scivolano via, però mi mancano le mie persone. Così, su due piedi. Mi manca raccontare ai miei amici le piccole cose che mi colorano la giornata, le mie impressioni su quel che succede, mi manca prendere il telefono e incazzarmi perché le svedesi sono bionde e magre. Mi manca avere dei contatti umani con la mia vita di prima ecco. 

Per questo alla fine ho smesso di progettare e ho iniziato a scrivere. Con questo primo post ho iniziato a scrivere un blog che non ha regole e nemmeno una direzione precisa. Potrei definirlo un po' come un diario a puntate, una raccolta di impressioni, un vademecum dell'immigrato al Polo Nord. 
Insomma, chiamatelo come vi pare, però se vi andasse di tenervi aggiornati riguardo a quel che succede quassù... d'ora in avanti il posto giusto sarà questo qui. :)