martedì 5 novembre 2013

Black out

Questo nuovo post arriva in un mix speciale di positività.
Sono sarcastica, lo dico da subito.
Mi sembra poco fine iniziare a scrivere un blog e rimanere incastrata nel silenzio dopo soltanto un paio di settimane, ma la verità è che in questi giorni mi sembra parecchio faticoso guardarmi attorno e vedere qualcosa che possa diventare parole. Parole da condividere, parole di cui sorridere, e parole proprio, parole da ficcare nei mille elaborati che devo scrivere durante questo periodo di esami.
Però mi sembra di avere un qualche tipo di responsabilità verso questo mio progetto, quindi ritengo opportuno rimboccarmi le maniche e trasmettervi almeno un po' del non-entusiasmo che popola queste mie giornate :)

Cinque giorni fa è arrivato novembre. 
Se fossi in Italia non me ne potrebbe fregare di meno, ma qui sembrano prendere questa faccenda molto sul serio. Le facce degli svedesi sono passate in modalità inverno e temo anche la mia. L'anno scorso mi facevano ridere questi tizi che camminavano in giro con l'aria di avere delle pistole puntate alla tempia per il semplice fatto che le giornate si stavano accorciando, però devo ammettere che negli ultimi giorni, da quando l'ora è cambiata, anche io mi sento un po' come se mi avessero segato le gambe.
In realtà ho una mezza idea che la causa di tanta spossatezza non sia, soltanto, una rinnovata empatia nei confronti di un popolo che si rattrista per l'arrivo del gelo. Ho una mezza idea che riguardi questa montagna di cose che devo sbrigare prossimamente e della quale non vedo la cima.
Vorrei solo elencare alcuni punti che ho notato oggi, proprio mentre me ne stavo seduta, ancora, di fronte al computer, a picchiare sulla tastiera parole che sembravano uscire dalle mani, invece che dalla mente. Non aspettatevi osservazioni utili per l'umanità, si tratta più che altro di un promemoria per il mio cervello un po' in letargo:
- ho finito praticamente tutti i beni di primo consumo necessari alla sopravvivenza. Non c'è latte, né pane, né uova. Non c'è il pesto per la pasta e ho perfino finito lo shampoo (chi mi conosce comprenderà lo stato di emergenza in cui mi trovo).
- ho esaurito un'altra cosa che temo si possa includere nella categoria cose basic per non morire: i calzini puliti. Ho prenotato la lavatrice e ho dimenticato di andare a farla, così ora vegeto e metto le calze, sotto i jeans, che cadono, e io divento (ancora di più) nervosa.
Devo (DEVO) pulire la cucina di questo studentato, ma non ne ho il tempo, e quotidianamente rimango stupita di come il mio limite di sporco tollerabile continui a slittare un po' più in là.

Insomma, ho aggiornato il blog, come impongono le regole di questa giungla telematica che è internet. Però credo di non averlo fatto con lo spirito giusto, quindi chiedo perdono :) 
Si tratta soltanto di un black out temporaneo, a breve scalerò la mia montagna di lavoro da fare, mi tingerò i capelli di rosso e verrà la neve. 
Quando verrà la neve ci lanceremo palle di neve, ci lamenteremo del freddo di fronte ad un bel bicchiere di Glögg (leggete vin brulè, se non siete veneti leggete vino caldo) e pattineremo sul ghiaccio in Kungstädgården, che non sarà rosa di fiori di ciliegio come in primavera, ma sarà bellissima, con le luci di Natale, esattamente come dev'essere una piazza a dicembre.

Intanto mi infilo nel letto e vi lascio la colonna sonora giusta per il mio umore che fa su e giù, per queste giornate, per questo mese. 

"There's an old voice in my head
that's holding me back
Well, tell her that I miss our little talks."

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